AI DESIDERANTI DUBBIOSI, MOTORI DELL’AUTENTICA BELLEZZA

Scultura luminosa da terra in legno e vetro Murano

SULLE SCULTURE D’USO

FILOSOFIA

Sculture d’uso e non design , perché il termine stesso, in questo periodo storico malato di economismo (dove spesso si confonde valore con rendimento), significa molte cose non sempre conciliabili. Tra tutte, primeggia tuttavia la più superficiale: quella che vorrebbe il design, di fatto, a rimorchio delle ugge momentanee di uno spensierato mercato tutto intento all’allegro consumo; per cui una cosa vale se si vende.

L’officina d’arte pieropapari, sia pure comprendendo le ragioni di tale posizione (non si va a nozze con i fichi secchi), non la condivide: non tutto ciò che si vende infatti vale e non sempre ciò che vale si vende.  La vendita pertanto, indubbiamente importante, rappresenta una delle fasi di questa arte: ma quella conclusiva e non iniziale, pena l’autenticità dei valori espressi. Le sue cose pertanto, che evidentemente tendono a privilegiare il momento estetico, in attesa di tempi più idonei per una pacata riflessione, ha appunto preferito chiamarle sculture d’uso.

Da questa scelta di fondo, che è morale, discende naturalmente che la produzione, nella sua fase iniziale, non può che essere a tiratura limitata ed eseguita per lo più a mano, mancando infatti a priori qualsiasi garanzia circa le quantità vendibili affinché se ne possa impostare a priori quella meccanizzata. E la mano, si sa, per quanto guidata da perizia e amore per il lavoro ben fatto, a volte tradisce. Per cui alcune piccole eventuali imperfezioni sono da considerarsi connaturate con la cosa stessa. Ma non preoccupa molto: la pieropapari insegue infatti la fragrante bellezza e non la gratuita esibizione della perfezione.

LE SCULTURE D’USO

Le SCULTURE D’USO,  di lampade per lo più, sono caratterizzate da una costante tensione che applicata ai diversi materiali prescelti, ne dinamizza le forme sino a concludersi in equilibri sempre provvisori. Guardandole infatti, e canalizzando le proprie energie lungo certe direttrici individuate, è difficile sottrarsi alla tentazione di voler modificare certi tracciati, o conclusioni, per meglio farli corrispondere al proprio sentire. Quando ciò accade, la pieropapari ne è felice. Non cerca infatti di dire cose conclusive: ma solo stimolare la innata sensibilità che è in noi. Una sorta di opera aperta insomma, che ognuno può virtualmente completare a suo modo.

I materiali utilizzati, i più disparati senza tempo e luogo, vanno dai legni curvati o piani alle lastre e tubi metallici verniciati o cromati, ai vetri soffiati di Murano, ecc. I risultati, come dice A. Mendini : “… oggetti personaggio, … pieni di dinamiche spaziali che messi in una stanza ne captano e riorganizzano i flussi e gli equilibri.”

Maggio 2000